Qual è la civiltà orizzontale? È quella delle cortine, cortili in dialetto, delle quali – un vero arcipelago – era un tempo disseminata la fertile campagna vesuviana, uno spazio libero intorno a cui vivevano una dozzina di famiglie contadine, in altrettante case coi tetti a cupola, a far vita sociale in comunità, in solidarietà e in rivalità. Quello spazio era il luogo dei vecchi braccianti, intenti nelle sere tiepide, tornati dai campi, a fumare, con le pipe di gesso tra i denti, e a parlar male del passato regime che aveva portato lutti e distruzioni, e delle vecchie massaie sedute sui gradini degli usci di casa a elaborare ricami verbali d’invenzioni e verità, l’altare su cui si celebravano i riti religiosi e quelli pagani, della liturgia cristiana e della tradizione agreste: il Natale, la Pasqua, l’Assunta, le bottiglie di pomodoro, la vendemmia, il rogo di sant’Antuono e quello dei signori Carnevale e Quaresima, opposte concezioni di vita fatte pupazzi. Ed era il terreno di incontro e di scontro di ragazzi e ragazze che, nei loro contrasti e nelle loro riconciliazioni, si esercitavano ad affrontare e superare i futuri ostacoli della società, il teatro dei primi amoreggiamenti e delle prime scazzottate per gelosia, l’aia comune di allevamento degli animali domestici e di essiccazione delle conserve, la ribalta delle gioie condivise – le nascite, le cresime, i matrimoni – ma anche del compianto funebre, confortato dal consuòlo alimentare dei parenti. Antonio Cirillo è nato alle falde del Vesuvio durante la guerra, si è laureato in Giurisprudenza alla Federico II, ha svolto il lavoro di giudice per oltre quarant’anni. Ha collaborato per circa dieci anni coi quotidiani napoletani Mattino e Roma. Ha vinto alcuni premi letterari per i romanzi e i saggi storici pubblicati.
Comments are closed.